| Non so se qualcuno di voi abbia presente Doraemon, cartone animato anni ’80 con protagonista l’omonimo gatto che estraeva da una tasca gli oggetti più disparati e strani. Non molto diverso è bevotroppo, il quale, ad ogni nostro incontro, è solito estrarre non da una tasca ma da un tascapane, prototipi e pezzi vari realizzati con maestria. L’ultima volta che ci siamo visti mi ha rifilato delle ghigliottine realizzate interamente in poliossimetilene, detto anche delrin, materiale simile al PTFE (teflon) ma con qualche proprietà in più che Carlo stesso saprà spiegarvi meglio di me. Proprio in questo periodo stavo godendomi la mia moto senza troppe domande e senza alcuna voglia di sperimentare di nuovo, ma poi, oggi, vedendo quelle ghigliottine che da giorni mi tentavano, ho ceduto. Poche passate di carta vetrata in un breve aggiustaggio sui miei carburatori e già scorrevano perfettamente, silenziose e senza attrito; metto in moto, registro il minimo alla meglio e mi dirigo in campagna, per le necessarie regolazioni con vacuometro e per studiare un po’ questi componenti alieni. Nel tragitto percepisco chiaramente un grasso abnorme alla prima apertura, segno inequivocabile di getti del minimo (45) divenuti improvvisamente troppo grandi a causa della tenuta delle nuove ghigliottine, nettamente migliore rispetto alle originali. Proseguo e attacco lo strumento, scacciavito un po’ e ottengo un minimo impeccabile, ma all’atto di regolare il titolo della miscela mi accorgo che pur portando le viti tutte chiuse il motore continua a chiedermi di smagrire. Le candele, che prima erano molto chiare, ora sono nere come la pece. Comincio a calare i getti fino ad arrivare a 34, sparisce il grasso percepibile nella guida ma le viti non vogliono saperne di schiodarsi dal tutto chiuso. Candele ancora nere. La mia idea è che nei nostri VHBZ 25, oltre alle varie regolazioni visibili e note, vi sia un ospite indesiderato: aria che s’infiltra fra corpo e ghigliottina per la pessima tenuta della stessa, e che altera la carburazione in modo impressionante visto che il circuito del minimo è diventato praticamente superfluo. Per contro, senza quest’ospite, tutte le altre regolazioni rispondono meglio: il minimo è perfetto e lo si riesce a controllare con assoluta precisione; il motore ha un’erogazione regolarissima, sembra andare di più e le candele finalmente si “tingono” (anche troppo direi) senza che però si palesi il famoso buco a 4500 giri contro il quale ho lottato anni. Insomma, diversi paradossi hanno trovato spiegazione. Resta però il problema di smagrire il minimo, operazione che già dalle prime battute sembra piuttosto difficile. Non serve cambiare i getti, l’impressione è che il circuito del minimo sia praticamente escluso e che la benzina venga richiamata da qualche altra parte (polverizzatore?); non serve limare il fondo della ghigliottina (ho già provato): il minimo si alza e una volta riabbassato siamo punto e a capo. Credo che l’unica soluzione sia riprodurre, in modo stavolta voluto, misurato e regolabile quindi non certo random come nella condizione originale, l’infiltrazione d’aria. Pur essendo un’idea un po’ oscena, ritengo si possa forare passante la ghigliottina. Ma dove? Sicuramente in un punto in cui il flusso d’aria conseguente non vada a richiamare altra benzina, e magari in un punto alto, così da escludere l’apporto d’aria oltrepassato un certo grado d’apertura. Mi fermo qui, per adesso. Mi piacerebbe sentire commenti e suggerimenti di persone più esperte di me.
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