Buongiorno a tutti,
riapro il topic per aggiornare un po' la storia con alcuni lavori che ho fatto per cercare di risolvere qualche inconveniente che guasta un po' il gusto che da girovagare con cotanto Ferro.
Oltre al piacere di condividere quanto fatto ciò mi aiuta a fare il punto della situazione evitando di perdere il bandolo della matassa.
Principalmente i lavori sono volti ad ovviare all'inaffidabilità dell'avviamento con la pedivella; a volte pare al primo colpo, altre volte si arriva a scaricare la batteria attraverso le puntine a furia di provare.
Per inciso la batteria stessa, replica fasulla di quelle in bakelite, mi pare essere oltre che di peso irrisorio, una mezza ciofeca; è vero che mi è andata quasi a zero tre-quattro volte, ma non mi sento di consigliarla come resistenza ai maltrattamenti.
Altro problemino, che si sovrappone al primo, è l'impossibilità di usare le luci pena la scarica della batteria dopo non molto; ho fatto delle misurazioni sulla corrente di ricarica e quella assorbita e più sotto riporterò i dati rilevati, a titolo accademico.
Tornando all'avviamento segnalo che ho rotto due volte la pedivella in alluminio con cui l'ho comprata e piegato quella che ho fabbricato io per sostituirla usando un tondo ottenuto raddrizzando a cannello un molla da ammortizzatore auto. Il tondo è da 14 mm. Ovviamente è andato perso il trattamento termico ma si tratta pur sempre di un acciaio tosto.
L'ultimo passo compiuto è stato quello di raddrizzarla e rinforzarla con un 'fazzoletto' ottenuto da una balestra.
Credo aver sviluppato una certa tecnica nell'azione: gli faccio fare un ciclo completo a quadro spento fermandomi in comprensione vicinissimo, ma prima, dell'apertura delle puntine, accendo il quadro e scalcio. Quando tutto va bene la pedivella va incredibilmente quasi da sola ed il motore si avvia, ma purtroppo succede raramente.
Ho perciò sviluppato una seconda tecnica (che magari per molti, come la prima, si tratta della scoperta dell'acqua calda) per l'avviamento a spinta, che sulle prime sembrava impossibile se non in terza-quarta lungo una forte pendenza, complice una certa lentezza nell'attaccare della frizione che rallentava la moto prima che si potesse far girare la ruota.
A quadro spento con la seconda inserita raggiungo a ritroso il pms di compressione, tiro la frizione e proseguendo a ritroso faccio in modo che stacchi completamente, dopo di che accendo il quadro, zampettando seduto tutto all'indietro sulla sella faccio un paio di metri e rilascio finalmente la frizione.
Se la tensione della batteria è appena appena corretta l'avviamento è immancabile!
Però, al giorno d'oggi, si rischia di essere messi alla berlina producendosi in una simile performance
Durante le numerose opere compiute, tra cui naturalmente vari tentativi con diversi gradi di anticipo, tarature al minimo del carburatore ed il rifacimento in toto dell'impianto elettrico che avevo trovato mal fatto e con l'impiego con cavi ad uso civile (case) mi sono trovato davanti a diverse cose inaspettate che mi fanno desiderare l'aiuto di Piero57, che conosce benissimo il modello, per capire se sono originali o meno.
*) Il diametro del condotto di aspirazione, all'imbocco sulla testa, è da 30 mm!!! a fronte di guarnizioni, flangia isolante, collettore e carburatore, tutto da 24 mm; possibile che fosse così in origine? Io ho provveduto a raccordare il tutto tornendo l'interno isolante e collettore a tronco di cono per un tratto di circa 15 mm, ma non ho ottenuto sensibili variazioni in alcun che.
**) Regolando l'anticipo fisso a motore spento e visionandolo poi con la pistola stroboscopica a motore acceso al minimo lo trovo avanzare di 2-3 gradi.
***) Valutando la variazione accelerando, per quanto sia riuscito dato che ero solo davanti alla moto che scalciava come un cavallo imbizzarrito, mi è parso che non giungesse ai 34° massimi e oltretutto che fosse tutt'altro che stabile. Però ripeto che le vibrazioni erano davvero rilevanti perché una persona singola potesse essere sicura di fare misurazioni di una certa accuratezza.
Ovviamente ho smontato il meccanismo centrifugo, ed ho trovato 2 molle diverse delle quali non vedo la ragione. L'originale era davvero fatto così?
Piero, mi pare che avessi accennato a una qualche problematica anche sul tuo, ricordo male?
Venendo all'impianto elettrico premetto che all'uscita del regolatore della dinamo era installato un diodo in serie con la batteria con il palese scopo di evitare correnti di ritorno verso la dinamo; cosa che in effetti succedeva in quanto ho poi verificato che l'interruttore di minima chiude un po' troppo in basso e soprattutto riapre ancora più sotto, intorno ai 5,8 Volt consentendo la fuga di circa 1,4 Ampere verso la dinamo con il motore al minimo.
Per inciso essendo fissato in maniera perfettibile si ruppe uno dei piedini di collegamento lasciandomi appiedato sul passo dell'Aprica per batteria nuova quasi zero e costringendomi a farmene portare un'altra sul posto per poterla riportare a casa sulle sue ruote.
Da li lo fissai meglio ma accorgendomi che 'mangiava' poco meno di un Volt ho poi deciso di rimuoverlo.
L'interruttore di minima pare non avere previste possibilità di regolazione per cui in attesa di lumi lascio la moto al minimo il meno possibile.
Riporto qui sotto, che magari a qualcuno interessa, uno specchietto con le misurazioni che ho fatto, valido sicuramente anche per altre moto con impianti similari.
Dopo di che mi sono messo alla ricerca di eventuali dispersioni lungo l'impianto, ma accorgendomi che era molto mal fatto ed a causa del grosso spessore dell'isolante e della povertà delle colorazioni sostanzialmente azzurro e marrone, con l'eccezione di un giallo/verde, difficilmente intellegibile ho deciso di rifarlo completamente salvo i due cavi che dalla dinamo giungono al regolatore e quello che dalla bobina va alle puntine.
Non avendo riferimenti ragionevoli ho disegnato secondo la mia idea lo schema sottostante e così l'ho installato sulla moto.
Anche questo credo che sia valido per impianti similari, ma mi scuso perché la trasformazione in immagine lo ha reso poco leggibile e quindi poco utile.
Caso mai a qualche aspirante 'elettrocutato' facesse comodo l'ho a disposizione in svariati formati.
Preciso inoltre che la sfondo rosa non è legato a particolari preferenze personali, ma è che sembra un buon compromesso di leggibilità a monitor per i cavi bianchi.
Anche con l'impianto nuovo i dati non sono cambiati, da ciò arriverei alla conclusione che girando di giorno a luci spente su strade extraurbane non dovrebbero esserci assolutamente problemi con la ricarica della batteria,
In città, a pari condizioni, si rischia gia di più a seconda del tempo che rimane al minimo o a bassi regimi.
Con le luci accese, di notte su strade particolarmente buie dove è giocoforza andare piano, è poco pensabile che qualsivoglia batteria rimanga carica più di tanto.
Le vostre opinioni?
Cordialmente
Osvaldo
Edited by osvaldo1961 - 1/8/2023, 11:39